“A Natale voglio la prima dose”: bimbo di 7 anni commuove il mondo
CAGLIARI. Bolaos sos puzones (volati gli uccelli ndr) direbbero a Nùoro! Sono finiti i tempi nei quali per Natale i bimbi chiedevano pupazzi, trenini, biciclette, la macchina della Peg Perego (che in molti han visto in sogno ugualmente ndr), play station, xbox, dimonios e diaulos (demoni e diavoli ndr).
Oggi i bimbi, grazie all’immensa cultura e apprensione dei genitori, comprendono che in piena emergenza sanitaria le priorità sono altre, le persone! Molti genitori, avrebbero dunque riportato agli antichi fasti una dimenticata poesia di Roberto Piumini sul Natale, facendola imparare a memoria ai propri figli; il testo finiva così:
Non voglio più niente
Dei vecchi regali
Ad ogni Natale
Io voglio la gente (vv. 10-13)
La gente al primo posto dunque e, secondo una solida equazione proposta recentemente anche da papa Francesco, farsi inoculare quante più dosi possibili, perché sì, il siero sperimentale (direbbero i complottisti), “è un atto di carità”. Peccato solo che il pontefice si sia dimenticato che Gesù i lebbrosi li toccasse e non si accontentava di vederli morire in video chiamata, come ormai abbiam fatto noi, per quanto a breve sarà possibile vederli anche in full hd o in 4d!
È notizia di oggi che Antonicca Byoblu e Bore Comedonchisciotte, complottisti dichiarati (lei sarebbe diventata no vax rifiutando la terza dose), avrebbero negato il siero al loro bimbo di 7 anni, il quale, disperato, avrebbe chiesto la prima dose nella letterina a Babbo Natale.
Tanti anni fa si soleva rispondere in due modi ai bimbi che rifiutavano di mangiare il minestrone: “si no mandigas custu bi sun solu sos pes de sa mesa!” (se non mangi, ci sono i piedi del tavolo da mangiare ndr); oppure “mangia che in Africa non ne hanno e lo vorrebbero!”. Oggi, con le dosi si risponde grosso modo la stessa cosa: “fai la dose, che in Africa sono solo al 7% di ‘immunizzati’ (pro modu de narrere). In tanti anni insomma, le cose non sono cambiate perché, come scriveva Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo, “bisogna che tutto cambi perché tutto resti com’è”.