Andava ai funerali e poi si recava nelle case delle persone per portare iella
GADONI. È stato pestato a sangue Daniele Malasolte, pensionato di Gadoni che da qualche tempo era responsabile del sempre più veloce e preoccupante declino demografico del piccolo borgo del nuorese. È risaputo fin dai tempi di Ospitone e di Gregorio Magno che andare a visitare le persone a casa loro, dopo essere stati ad un funerale porti morte; lo sapeva benissimo anche il Malasolte e per questo ne aveva fatto un vero e proprio sport.
L’uomo, tempo fa, aveva avuto un’accesa discussione al bar con alcuni suoi fedali (classe 1940). Il Malasolte, fin dalla tenera età, era sempre stato escluso dalla compagnia dei fedales per via delle sue origini poco altolocate: il padre era un noto abigeatario della zona e sa mama fit una pabassa (già si siamo capiti); ed in paese si sa come va a finire. L’uomo era stato escluso da tutti gli eventi organizzati dai fedali: dalla festa per il primo dentino di Paulu Isbarrau, fino ad arrivare alla festa dei cinquantenni. L’uomo perciò, stufo di questa vita di angherie e vessazioni, avrebbe deciso di vendicarsi “uccidendo” i suoi fedali uno ad uno, approfittando della nota credenza.
È noto che dopo i funerali di paese le persone si rechino al bar per bere in memoria del morto, ma il Malasolte progettava i suoi “omicidi” con precisione. Nel bel mezzo del funerale, per far si che la futura vittima tornasse subito a casa senza passare per il bar, l’uomo ordiva degli inganni che Ulisse proprio leaddiche. Il trucco stava nel dire “oh mi chi muzere tua m’at nadu de ti narrare de passare in domo chi est perdende su lavandinu” (tua moglie mi ha detto di dirti se potresti ripararle il lavandino). Le vittime allora, ignare del pericolo, solevano tornare a casa.
Qui arrivava prontamente la visita infame dell’uomo che, con la scusa di informarsi della presunta perdita, faceva la visita portatrice di morte. Pochi mesi dopo infatti, come da piano, il fedale designato spesso si ammalava e poi moriva. Solamente l’ultimo fedale, preoccupato per la sua incolumità, avrebbe salvato le sorti del paese e, dopo aver ricevuto anche lui la notizia della falsa perdita del lavandino, avrebbe aspettato l’uomo a casa sua e con il fucile in mano caricato a sale.
Il finale della storia lo si trova nella cartella clinica dell’ospedale di Nuoro.