Cassazione: andare a bagasse è “acquisto di beni essenziali” non sanzionabile
ROMA. La legge, si sa, è fatta per esser interpretata e gli italiani sono maestri nel farlo con molta fantasia ed elasticità. In particolare sta sollevando numerosi dubbi e suscitando copiose polemiche il nuovo decreto del Presidente del Consiglio del 9 Marzo, che estende a tutta l’Italia le limitazioni che prima erano riservate alle sole zone rosse del Paese.
Il decreto, come ogni norma è ovviamente generale, per potersi adattare alla fattispecie particolare e ci sono delle zone grigie in cui i furbetti sguazzano. È clamoroso il caso del pronunciamento odierno della Corte di Cassazione che, con un iter rapidissimo (dovuto alla situazione di emergenza) ha analizzato il caso di Peppinu Bagasseri, residente a Ploaghe, che proprio in data 9 Marzo era stato denunciato poiché trovato in comune di Sassari (zona Predda Niedda) in compagnia di una bagasse prostituta, anch’essa domiciliata in altro comune.
Per i due era scattata la denuncia, nonostante entrambi fossero in possesso di regolare autocertificazione per lo spostamento: la signorina aveva infatti indicato indiscutibili motivi di lavoro, mentre l’uomo aveva barrato la casella “situazione di necessità”, indicando poi a penna, più in basso, “spostamento dovuto all’acquisto di beni essenziali”.
La questione, viste le rimostranze dell’uomo, sarebbe finita davanti al giudice: la donna ha subito pagato la sanzione senza fiatare, mentre l’uomo, assistito dall’avvocato berchiddese, del foro di Sassari, Pedru Trampa, sarebbe andato a dibattimento, riuscendo a trascinare la cosa (dopo due condanne nei rispettivi gradi di giudizio) fino in Cassazione.
L’estremo grado di giudizio avrebbe, a sorpresa, ribaltato la sentenza grazie alla comprensione che il giudice di origine sarda, Pedru Feminalzu, ha mostrato nei suoi confronti. Mentre in tutta Italia sono fioccate multe su fidanzati che cercavano di raggiungere la propria donna, l’uomo si sarebbe salvato grazie appunto all’acquisto del “bene essenziale”, dimostrato da regolare ricevuta fiscale rilasciatagli in cui si indicava appunto il pagamento di €15 per “lavori di carpenteria”.
Come al solito, a far le cose in regola si ha poco da temere davanti alla legge e ai suoi controlli.