Carrasciali Timpiesu degenera: Sindaco bruciato al posto di Re Giorgio
TEMPIO. Come ogni anno il carnevale più famoso della Sardegna, lu carrasciali timpiesu, non solo non ha voluto deludere le aspettative, ma pare abbia voluto proprio strafare con un discutibile ma, per alcuni abitanti, sacrosanto gesto.
La sfilata del martedì proseguiva come di consueto con la maggioranza de li furisteri intenti a guardare lo sfilare dei carri in stile Andreotti a Canale 5 nel lontano 2008; con i soliti imbriaggoni paesani intenti ad esibirsi in vari show da guinness, come ad esempio la famosa vomitata nella tazza carpiata con avvitamento e poi di nuovo trangugiata senza problemi; con i più impavidi al seguito dei rispettivi carri con la pancia gonfia di birra in competizione con la pressione delle ruote dei rispettivi mezzi; infine i temerari che, per bistrattare ancor di più il proprio fisico, si assentano della sfilata adagiandosi a fumar qualche cannetta nei vicoli adiacenti (uno stratagemma ribattezzato la mano de Dios). Tutto nella norma quindi, a parte qualche malcontento per via dell’irrisoria cifra che la Regione Sardegna avrebbe dato al comune, impedendo ulteriori investimenti in alcool.
La celebre sfilata del martedì grasso si conclude, come di consueto, con il processo ed il rogo di Re Giorgio. Quest’anno però (s)fortuna avrebbe voluto che il Sindaco di Tempio, Andria Focu (per gli amici Giordano Bruno), avesse deciso di travestirsi proprio dall’emblematico Re del Carrasciali Timpiesu.
Al termine della sfilata, secondo le ricostruzioni, il primo cittadino sarebbe stato avvistato intento a riposare (con qualche bicchierino in più) accanto al carro del Re Giorgio, quando sarebbe sopraggiunta una comitiva di ubriachi locali che avrebbero esclamato: “Fijjù chist’annu re Jogliu pari propriu ‘eru” (guarda, quest’anno Re Giorgio pare proprio scarasciato sputato ndr), prendendolo subito sottobraccio per condurlo al rogo. In un primo momento nessuno si sarebbe accorto dell’equivoco (acuito dal fatto che lo sfortunato non riusciva nemmeno a parlare a causa delle precarie condizioni psicofisiche). Tutto sarebbe così andato per il meglio fino a quando uno dei presenti, risultato poi essere il cugino del cugino del sindaco, si sarebbe accorto del madornale errore proprio nel momento in cui il fuoco era appena stato acceso (pare che il sindaco durante il famoso processo “lu brujemmu si o no?” abbia gridato di sì insieme alla folla, non capendo che il fuoco sotto sedere lo stessero mettendo a lui). L’uomo avrebbe quindi iniziato a gridare e a correre verso il falò nel tentativo di domare le fiamme all’istante e salvare il sindaco.
Purtroppo però, al carnevale tempiese, la media di imbriaghera è spaventosa: una vera e propria piaga, parliamo di 2 imbriaghere a persona e, in alcuni casi, anche 3-4. Il povero soccorritore quindi non avrebbe fatto altro che aggiungere acqua al mar…. anzi no, scusate! fuoco nel fuoco (come avrebbe detto Eros Ramazzotti), inciampando proprio a pochi passi dal falò e facendo cadere la propria bottiglia di acquavite che avrebbe alimentato esponenzialmente le fiamme: il mix non avrebbe dato scampo al primo cittadino.
L’ubriachezza generale non avrebbe permesso agli altri presenti di accorgersi della tragedia appena consumata e tutto si sarebbe quindi concluso, come di consueto, con una gran festa; stavolta allietata dal suono dei calci e dei pugni che il “soccorritore” avrebbe preso dai suoi amici per aver sprecato una bottiglia di un ottimo e pregiato filuferru.
Va inoltre notato che, se anche qualcuno avesse allertato i pompieri per salvare il primo cittadino, questi non sarebbero potuti intervenire per via del furto dell’autocisterna di pochi giorni fa ad opera di goliardici imbriaggoni