Effettua un doppiopasso in 3a categoria: lo falciano in undici in contemporanea
AUDAX PADRU – AZZANI’ (0-1): Rabbia e repressione, ma soprattutto tibie e peroni rotti nella partita valida per il campionato di terza categoria. Una partita di altri tempi quella che ieri ha avuto come sfortunato protagonista il debuttante diciottenne Pedranghelu Agabbala dell’Audax Padru, che avrebbe fatto l’errore di tentare un gioco di gambe da sempre vietato in terza categoria: parliamo ovviamente del doppiopasso, o de cale si siat tecnicismo, perché, precisiamo, nella categoria è ammessa la gomitata a barras, la falata di piede a pettoras, ma non il doppiopasso!
La partita procedeva come di consueto: insulti alla mamma e alla ragazza dell’arbitro, zocchidas di petardi dietro la porta del portiere ospite, zero schemi tattici da parte degli allenatori, insulti dei tifosi di casa all’arbitro per non aver dato un rigore per un fallo commesso a centrocampo, ma soprattutto la foga di inesperti ragazzini che solo tastando il campo avrebbero compreso appieno il livello di ignoranza che circonda quel microcosmo denominato “campionato di terza categoria”.
Appena entrato il campo, infatti, il neofita Pedr’Anghelu avrebbe deciso di puntare il difensore della squadra ospite per scartarlo, ma quest’ultimo, prontamente accortosi delle intenzioni del ragazzino avrebbe lanciato un urlo – che secondo le ricostruzioni poco aveva di umano- per far capire ai compagni lo schema “o passa la palla o passa l’uomo”: in meno di tre secondi gli undici calciatori dell’Azzanì avrebbero così estasiato i pochi ultras in trasferta con una scivolata all’unisono sulle gambe del giovane centravanti, facendogliele letteralmente a tipu piuere; in seguito anche il mister della squadra ospite sarebbe entrato in campo per inveire anch’esso contro il ragazzino macchiatosi della terribile colpa di avere un po’ di tecnica. Il tutto mentre l’arbitro, un po’ intimorito, si accingeva a fischiare un timido fallo di confusione… ovviamente con permesso della squadra di casa per assicurarsi di poter rientrare a casa senza scorta.
Il fischio avrebbe così permesso alla folla di lasciare in pace il povero ragazzo, che dopo aver preso schiaffi anche dai compagni di squadra (per ristabilire gerarchie e concetti di base del gioco), sarebbe stato portato all’ospedale di Olbia. Abbiamo motivo di credere che per la prossima partita la tecnica la lascerà a casa!