V. Emanuele III verrà seppellito a pancia in giù: “Gasi mi che podides intrare in culu”
ROMA. Non smette di far polemica il recente rimpatrio della salma di Vittorio Emanuele III che, grazie agli accordi presi già prima della morte del sovrano, ha potuto far rientro in Italia per essere tumulata insieme a quella della moglie. In questi giorni il paese si è visto spaccato in due: chi vede il rientro in Italia giusto e sacrosanto e chi invece avrebbe voluto portarlo in Piazzale Loreto per suonargli sas costas.
È notizia recente però che il Re, durante l’ultimo periodo della sua vita, avesse capito chi no lu podiat biere niunu (non era visto di buon occhio dal popolo ndr), nonché che avrebbe fatto come la nota andada de minnannu chi cando est bessidu no ch’est torradu (che è uscito di casa come di consueto, ma è ritornato in una cassa di mogano ndr). Detto in spiccioli, il Re, nonostante gli accordi presi, avrebbe capito che gli italiano ormai non lo sopportavano più e che nemmeno da morto avrebbero permesso il suo rientro in Italia. Tale fatto avrebbe all’epoca fatto prendere al Re le giuste precauzioni.
Egli avrebbe infatti mandato una lettera ad un suo caro amico sardo chiedendogli come ci si potesse vendicare per bene degli italiani. L’uomo avrebbe quindi consigliato al Re di farsi seppellire, per ogni evenienza, a pancia in giù, per far in modo che ogni persona non in linea con le sue volontà avrebbe potuto entrargli in culo: la lettera in questione è datata 10 dicembre 1947 e sarebbe stata allegata direttamente al testamento olografo del Re e recita testuale “qualora la mia salma fosse riportata in Italia, voglio essere seppellito a pancia in giù, gasi mi che podides intrare in culu tottu cantos” (così potete entrare nelle mie terga comodamente tutti quanti ndr).
Ancora una volta le proteste della popolazione non sono servite a nulla, Vittorio Emanuele III verrà seppellito matta a terra e la popolazione, in caso, potrà solamente avere libero accesso al suo sfintere.