Fine quarantena, c’è una data. Conte: “A Maju mai, o rinvio ad Austu ma no custu”
ROMA. Dopo le indiscrezioni di questi giorni e le nebulose dichiarazioni rilasciate dal Premier Conte durante il discorso a tarda notte del 21 Marzo, ben pochi sapevano rispondere alla domanda su quanto tempo ancora l’Italia dovesse stare in quella che tutti ormai chiamano quarantena. Quanti giorni ancora di blocco degli spostamenti? Quanti giorni ancora da passare dentro casa battazende con la dolce compagnia di mogli, mariti, figli, suocere?
Le voci del rinvio della scadenza del 3 Aprile si rincorrevano da giorni e il Ministro dell’Istruzione aveva già annunciato la riapertura delle scuole ormai dopo le festività di Pasqua, ma sul blocco degli spostamenti e della fine dell’isolamento domiciliare nessuna data certa. A fugare ogni dubbio ci ha pensato questa mattina il Premier Conte, stabilendo irremovibili e ben chiari paletti: “L’andamento della diffusione dell’epidemia ci costringe a dover rivedere quelle che erano le scadenze imposte l’undici Marzo. Il Governo, con l’aiuto di scienziati del calibro di Antoni Provetta e Giuanne Becher(e) dell’Università di Tandalò, ha fissato due date limite: se, come prospettato dagli studi, restate marmurados (impietriti ndr) in casa, per Maju mai ne saremo fuori… se l’epidemia dovesse registrare nuovi picchi, la fine dell’isolamento sarà rimandata ad Austu ma no custu”.
Il Premier è andato via senza rilasciare ulteriori dichiarazioni, lasciando sgomenta la platea di giornalisti e causando quarantaquattro infarti fra i 15 cronisti sardi (una media di quasi tre infarti a testa). Il record è stato comunque attribuito postumo a Pedru Corilenu, (ormai ex) inviato di Radio Limbara, che è riuscito a collezionare 13 infarti da solo. La targa attestante il record è appesa in redazione ad imperitura memoria de cuss’istagista de 64 annos chena pagadu.