Golpe nel Meilogu. Gruppo neofascista prende il potere con la marcia su Romana
ROMANA. “Romana è fascista” tuonerebbero i cinegiornali dell’Istituto Luce degli anni ‘30. Peccato che Romana sia davvero diventata fascista e che siamo nel tardo 2017: è ieri, infatti, la sconvolgente notizia che un gruppo neofascista del Meilogu si sia insediato al governo della cittadina dichiarandola “Stato Libero di Romana”, analogamente a quanto accadde nella città di Fiume nel 1920.
La cittadina del Meilogu, con un nome del tutto simile a quello della capitale e dunque adattissima per rievocare antiche e più famose marce, sembrava una preda facile; ma la battaglia per la conquista del potere non è stata priva di violenza e sangue. Già ai primi squilli di tromba e rulli di tamburi al sorger del sole (per annunciare l’inizio della marcia), i novelli legionari dannunziani si sarebbero trovati di fronte ad un bombardamento di vasi di fiori e svuotamenti a tradimento, dai balconi, di vasi da notte da parte di agguerriti abitanti dediti al relax: “vogliamo dormire, non è ora di suonare la carica e fare parate militari!”.
La prima eroica orda d’attacco si sarebbe dunque infranta contro invalicabili ragioni residenziali. Il secondo assalto alla cittadina sarebbe stato quindi organizzato per un più agevole orario intorno alle 11 del mattino, in modo da avere il tempo di curare i feriti e lavare le divise a fiagu ‘e pisciu non più profumate. Questa volta niente squilli di trombe ma un’invasione a sorpresa alla baionetta e col pugnale fra i denti. Tutto procedeva per il meglio e l’invincibile manipolo d’invasione era già a poche centinaia di metri dal municipio (praticamente ancora all’ingresso del paese) quando qualche ardito combattente, inavvertitamente, avrebbe rovesciato la fioriera di una adorabile e anziana signora del vicinato. Mai l’avessero fatto! La donna sarebbe uscita dalla propria abitazione brandendo un battipanni da combattimento (del peso di svariati quintali) a mo’ di alabarda rinascimentale, rispedendo i legionari alle posizioni di partenza con evidenti arrossature al fondoschiena.
Il terzo ed ultimo tentativo di assalto sarebbe riuscito infine alle 13, quando un drappello di 5 uomini sarebbe riuscito a infiltrarsi nell’edificio del Comune con una arditissima sortita (pare che qualcuno avesse dimenticato la porta aperta), prendendo il controllo della struttura e dichiarando la nascita dello Stato Libero di Romana! <<Ora capiamo –ha riferito il nuovo podestà- cosa intendeva il DVCE quando parlava di Romana stirpe, Italia Romana, aquila Romana etc! Ce l’avevamo sotto il naso per anni e nessuno aveva mai capito veramente che si riferisse al paese! Ecco noi, oggi, con questa prode azione, abbiamo dato ai fascisti di tutto il mondo un faro di Romana civiltà>>.
L’eroica occupazione è purtroppo finita dopo qualche ora quando, al suo rientro in ufficio, il sindaco avrebbe gentilmente invitato il manipolo di occupanti ad abbandonare il paese, con la minaccia di chiamare la zia (ebbene si, l’adorabile vecchina contro cui si è infranto il secondo assalto era la zia del sindaco) a dargli il resto col battipanni.
Un sogno durato troppo poco, ma che ha reso immortale la cittadina di Romana nei libri di Storia!