Magalli: “Io Presidente della Repubblica? No, fonderò il Principato del Limbara”
CARAGNANI. Il famoso conduttore televisivo Giancarlo Magalli, al centro dell’attenzione mediatica in questi giorni per il suo vantaggio nel sondaggio sulle quirinarie organizzato da “Il Fatto Quotidiano”, è stato raggiunto dai nostri inviati per un’intervista in esclusiva che rivoluzionerà la geo-politica sarda.
Forse molti di voi sapranno che la nonna materna di Magalli fosse di origine calangianese (e il nonno maddalenino) e il conduttore non ha mai dimenticato questo filo che lo lega alla Sardegna e in particolare al paese dei suoi avi. Così, durante l’intervista, non si è lasciato sfuggire l’occasione per illustrarci il suo ambizioso progetto legato appunto al centro gallurese: il presentatore sarebbe infatti intenzionato a rinunciare alla carica di Presidente della Repubblica Italiana (qualora venisse eletto) per dare vita a quello che lui ha chiamato il “Principato del Limbara”.
Di cosa si tratterebbe? Il progetto è semplice quanto audace: Magalli sarebbe incoronato Principe del Limbara, Visconte del Coghinas e Duca del Liscia e riunirebbe sotto la sua autorità spazio- temporale i territori che ora appartengono ai comuni di Calangianus (che sarà la capitale), Tempio, Luras, Luogosanto, Sant’Antonio di Gallura, Bortigiadas, Tula, Oschiri, Berchidda e Monti-Telti (ivi compresa l’omonima stazione). Praticamente gli abitanti di questi paesi passeranno sotto la sua diretta autorità feudale e il sovrano potrà disporre del potere di vita e di morte sui suoi sudditi… ma non vi abbiamo detto il meglio!
La legge e l’economia della zona saranno completamente riformate: governatori al posto dei sindaci, totale abolizione di sindacati e associazioni di categoria (si tornerà alle corporazioni), turni di corvée a rotazione bimestrale per lavorare le tenute del sovrano. I vantaggi non saranno però indifferenti: taglio nettissimo delle tasse (si dovrà solo versare la decima sul raccolto più qualche contributo una tantum a seconda delle esigenze), estirpazione della disoccupazione (“Tutti a zappare e spaccare pietre al Limbara” ha detto Giancarlo), abolizione delle tasse sugli alcolici e libero consumo (anche alla guida) e abolizione delle processioni di preghiera nei paesi secondo l’antica usanza di “a pregare a cheja”.
A questo punto i nostri inviati hanno dovuto sospendere l’intervista perché era arrivato il loro turno di corvée e non abbiamo quindi ulteriori informazioni anche se dovrebbe essere convocata una conferenza stampa ufficiale a breve.