“Arrazz’e mina!”. Si ubriaca al bar, barista fraintende e chiama gli artificieri
PERFUGAS. Era una giornata come tutte le altre per i perfughesi, ma uno dei loro paesani stava per entrare nell’occhio del ciclone.
Uno storico alcolista del paese di cui non facciamo il nome per privacy, Peppe Muntone, 46 anni, residente in via Roma n.12, piano terra, stavolta ne avrebbe combinata una delle sue! L’uomo, disoccupato, sarebbe uscito come di consueto alle 7 di mattina: obiettivo combattere il caldo sin da presto.
Recatosi quindi in uno dei bar più rinomati della piazza di Perfugas (igue in su comune mi), l’uomo avrebbe ordinato una 0,66 di Ichnusa e due bicchieri dicendo “so aspettende zente.” (aspetto un amico) Dopo le prime 4 bottiglie, trangugiate da solo, l’uomo avrebbe ordinato la 5°, dicendo “eh portati via il bicchiere tanto quel mio amico non viene più”.
A dare il cambio al veterano barista nel pomeriggio una povera ragazza sedicenne che purtroppo avrebbe avuto a che fare con l’uomo fino a tarda sera: l’uomo non sarebbe rientrato a casa né per pranzo, né tantomeno per merenda o per cena. Avrebbe mangiato poco più tardi due pacchetti di Crochias per coprire quel piccolo spazio dello stomaco non colmato dalla birra.
Verso le 10 sarebbe entrata al bar una comitiva di ragazzi dai 16 ai 22 anni per bere due cose prima di rientrare. Uno di loro, vedendo il Muntone, avrebbe detto ai compagni che l’uomo si trovava al bar da presto “eh quando sono passato al caffè era già qui”. I ragazzi allora avrebbero approfittato della situazione per prendere un po’ in giro l’uomo come di consueto, notando però che l’imbreaghera stavolta era davvero troppo grande per poterci scherzare! Uno dei ragazzi guardando l’uomo barcollare avrebbe esclamato “ess arrazz’e mina” (per bacco è proprio ubriaco), allarmando così la povera e inesperta barista che al sentire la parola mina, si sarebbe spaventata chiamando subito gli artificieri.
Al loro arrivo, mentre parte del paese evacuava in direzione Bulzi, preso da psicosi, gli artificieri avrebbero trovato il loro bel da fare. Gli uomini avrebbero soccorso il Muntone che stava veramente per esplodere: la sua camicia, a causa del ventre troppo pronunciato, rischiava di esplodere e di cavare gli occhi a qualcuno perdendo i bottoni a scoppio, perciò la avrebbero sbottonata con molta cautela e senza causare feriti; tutto questo tram tram però avrebbe causato la seconda e peggiore esplosione!
Sentendosi troppo trinnigato però, l’uomo avrebbe avuto un forte conato, conclusosi con una sbroccata sopra la camicia di Antonio Inbia, il più sfortunato ragazzo della comitiva; Antoni però, mentre cercava di uscire fuori, avrebbe vomitato sopra la giovane barista, innescando un discreto effetto domino, riempendola da capo a piedi; la barista, nauseata a sua volta, sarebbe stata soccorsa da una degli artificieri che, con la scusa, voleva provarci con lei, ottenendo però in cambio, e forse a sfregio, una bella sbroccata a pettorras; l’uomo correndo fuori dal bar anch’esso, avrebbe vomitato sopra un bassotto legato fuori al tavolino e probabilmente dimenticato lì dal padrone, chiudendo di fatto il cerchio.
Comprendendo l’accaduto solo in tarda serata, gli artificieri avrebbero deciso di arrestare il Muntone per aver abbandonato il bassotto fuori dal bar senza cibo e acqua. Il tutto si sarebbe risolto con una risata collettiva e la povera barista a raccogliere la buttazzina da terra.