Decreto coronavirus: la murra dovrà giocarsi ad almeno 2 metri di distanza o online
CAGLIARI. Il recente decreto del governo Conte per il contenimento del coronavirus interessa tutta la nazione e anche le aree periferiche che sembravano finora esenti dai contagi: scuole chiuse in tutta Italia fino al 15 Marzo, eventi sportivi e culturali congelati, vietato l’assembramento di persone, raccomandazioni sull’igiene e sulla distanza di sicurezza per prevenire il diffondersi della malattia.
La norma nazionale è ovviamente generale e ogni regione deve poi adattarla secondo le esigenze del territorio: è per questo che la task force degli scienziati isolani più studiati ha inserito per la Sardegna una norma che farà discutere e che va a toccare uno degli sport preferiti dai sardi. Non stiamo certo parlando dell’atletica o della caccia, quanto della murra: i giocatori e l’arbitro dovranno infatti stare ad almeno due metri di distanza l’uno dall’altro o, ancora meglio, giocare tramite video-conferenza. La posizione prona in avanti, la foga e i conseguenti sputi, i cazzotti senza essersi lavati prima le mani sono infatti un fattore di altissimo rischio per il contagio ed è per questo che la distanza di sicurezza è stata raddoppiata.
“Sono misure che cioè, cazz ajò, est unu casinu!” ha commentato Giaghittu Tremedi, storico campione e presidente della Federazione Sarda della Murra. “Si perde completamente lo spirito del gioco: non si può stendere l’avversario cun s’alenu ‘e bumbu (con micidiali ventate di alito da bevitore ndr), niente testate, niente bicchieri che si riempiono da soli a forza di sputi e, cosa ben più grave, una oggettiva difficoltà a fare rissa… i nostri atleti dovrebbero uscire armati di spadone medievale (regolarmente disinfettato, peraltro) per riuscire a darsi qualche istoccada!”.
Mondo sportivo isolano in rivolta insomma anche se si stanno conducendo i primi esperimenti di partite online e in video conferenza che, sebbene rispettino pienamente le normative igienico sanitarie ed evitino di intasare ulteriormente il sistema sanitario nazionale, lasciano però molto perplessi gli addetti al settore per la mancanza di intimidazione fisica durante il gioco.