Berchidda: rientra solo oggi dalle votazioni e si accorge di non aver nemmeno votato
BERCHIDDA. “A chie ca*zu voto custa ‘olta?” (“Ponderate le varie possibilità, chi dovrei scegliere come presidente mia terra natia? ndr) è la domanda che l’uomo sardo si pone sin dai tempi di Mariano IV d’Arborea, ovvero quando il governo non lo sceglieva nemmeno lui, ma forse era meglio così… Tale domanda, però, da quando venne inventato il bar, passa quasi in secondo piano: infatti quando ci si reca presso queste curiose strutture ci si dimentica persino perché vi si sia entrati.
È questo ciò che sarebbe successo a Barore Aperitivu quando, quasi all’alba del 24 febbraio, sarebbe rientrato a buttazzina a casa, promettendosi di andar a votare entro la mattinata. Secondo quanto ricostruito, però, l’uomo avrebbe avuto qualche inciampu imprevisto: si sarebbe infatti recato al bar dove -a tipu untulzu- vigilava un candidato del paese, in lizza per la carica di bodale regionale. Questi gli avrebbe ovviamente chiesto il voto, nonostante i due non si parlassero da secoli.
Le proposte per convincere l’uomo al voto avrebbero seguito un climax sempre più surreale: “Mì, se mi voti metto tuo fratello all’ENEL, crasa e totu!”; “Eh se mi dai il voto tuo e di tua moglie, come entro in regione ti costruisco una casa con la piscina abusiva pure! Crasa e totu!”; “Eh se mi voti, mi sposo tua sorella, quella brutta, e le lascio i terreni di famiglia! Crasa e totu!”.
L’Aperitivu stufo di cotante castronerie ma assetato e a corto di soldi, avrebbe accettato -durante il discorso- di buon grado 6 giri a cumbidu, per poi mandare l’uomo a quel paese in modo plateale, mandando in visibilio gli avventori del locale. Il candidato, sentendosi sconfitto, sarebbe quindi andato via con la coda tra le gambe e senza soldi, dopo aver pagato il conto.
Il gesto dell’elettore, gli avrebbe invece permesso di bere tanti altri giri a conto dei presenti senza più rendersi conto del tempo che passava. Solo oggi l’uomo si sarebbe accorto che qualcosa non andava mentre parlava col barista: “Aggiummai sono in giro da una settimana e non mi ricordo nemmeno perché ero uscito!”. All’ipotesi del barista che fosse uscito a bere un aperitivo dopo aver espletato il proprio dovere di elettore, l’uomo si sarebbe ricordato che effettivamente fosse uscito per andare a votare, ma che si era dimenticato di recarsi al seggio. Non volendo fare brutte figure, senza scomporsi l’uomo avrebbe quindi esclamato con sufficienza: “E tantu a chie votaìo? Sun totu che pare!”.