Salvini al citofono, una vecchia lo sgrida: “T’apo connottu fizu de chie ses”
BOLOGNA. Tragicomica avventura per il leader della Lega Nord Matteo Salvini, che, durante la campagna elettorale per le elezioni regionali emiliane, si sarebbe messo a suonare il citofono gasi a cazzu de cane in maniera abbastanza casuale a casa di famiglie straniere, chiedendo se fossero spacciatori.
La notizia ha fatto subito il giro delle maggiori testate giornalistiche e da più parti sono arrivate critiche per questo modo raffazzonato di far proseliti. L’evento è stato infatti trasmetto in diretta Facebook e uno stuolo di giornalisti e telecamere seguiva il leader del carroccio; ciò che non è stato trasmesso è però il seguito della vicenda: dopo aver citofonato alla famiglia tunisina (o spacciata per tale), Salvini avrebbe suonato al citofono della signora Foric Ca ved Aboz che, a dispetto delle apparenze arabe del nome, altri non è che Foricca Casu vedova Abozzi, una attempata signora ottantenne di origini sarde.
La donna, che spesso nel quartiere è stata vittima degli scherzi di ragazzini che le suonavano il campanello per prenderla in giro al citofono o scappare subito, aveva notato movimenti sospetti e si era acquattata nei pressi del citofono. Non appena Salvini avrebbe suonato al campanello della signora, questa avrebbe risposto (in sardo) giocando in attacco: “Tantu t’apo connottu fizu de chie ses! Già lu naro a babbu tou!” (“Ho riconosciuto coloro che ti diedero i natali, provvederò a lamentarmi col tuo genitore 1” ndr). A ciò avrebbe fatto seguito una secchiata d’acqua dalla finestra che avrebbe investito in pieno lo stesso Salvini e le persone che lo attorniavano.
Una figuraccia interplanetaria che non è stata trasmessa per
ovvi motivi. La compagine si sarebbe comunque rifatta sulla vecchia col
classico stuzzicadenti incastrato nel campanello, prima di dileguarsi
definitivamente disperdendosi nelle vie del vicinato e suonando un’altra
quindicina di campanelli a caso chiedendo se in casa ci fosse Gigi o nessi
almeno la Cremeria.