Sarroch: respira l’aria natalizia e si ammala gravemente
SARROCH. Si avvicina il Natale e con esso la voglia, per chi lavora fuori, di far rientro nella amata Sardegna, e perché no, respirare finalmente un po’ di aria sana. Protagonista della sfortunata e triste vicenda è Natale Felice (per gli amici Astro del ciel), sessantottenne Sardo che, dopo anni di lavoro in continente avrebbe fatto rientro permanente in patria sarda.
L’uomo, sardo con la S maiuscola, avrebbe mostrato da sempre il suo attaccamento al Natale (di cui porta il nome) e a tutto ciò che ruota intorno ad esso: lo spuntino in pinnetta alla vigilia, il devastante aperitivo durante e post-messa (chie b’andat pius a cheja?) il 25 e il pranzo in coma, l’imbreaghera del 25, nonché il fatto che a Natale si è tutti più buoni. Nel lontano 1983, ad esempio, l’uomo avrebbe rischiato di uccidere un amico colpevole di aver contato male i punti alla murra; imbracciata l’arma da fuoco però si sarebbe ricordato che a Natale si è tutti più buoni, accontentandosi quindi, molto umanamente, di ferire l’amico con due sole coltellate all’addome.
Una delle cose a cui l’uomo teneva di più era quella di passeggiare per le vie del paese per poter respirare in prima persona e a pieni polmoni l’aria natalizia, ma sarebbe stato proprio questo desiderio recondito a costargli caro. L’ingenuo signor Felice avrebbe fatto il gravissimo errore di dimenticarsi di abitare a Sarroch, cioè in una bidda nella quale, a giorni, sarebbe meglio respirare direttamente dagli scarichi delle automobile che non in pieno centro durante una passeggiata. Dimentico di ciò ed in estasi per via delle luminarie natalizie, proprio mentre dalla parrocchia si udiva la celebre pastorale Notte de Chelu dello scrittore Pietro Casu, l’uomo, non trattenendosi più, avrebbe respirato l’aria natalizia a pieni polmoni, cadendo a terra privo di sensi all’istante.
Subito soccorso da alcuni passanti, sarebbe stato trasportato d’urgenza all’ospedale Brotzu di Cagliari, ma fortunatamente non sarebbe in pericolo di vita. A causa dell’alta percentuale di veleni respirati l’uomo sarebbe stato costretto ad un trattamento delicato e sperimentale: 5 pacchetti al giorno di Nazionali Senza Filtro per una lenta riabilitazione, perché, avrebbe spiegato il medico, il contatto con l’ossigeno puro, avrebbe potuto dare il colpo di grazia al malato; in aggiunta una cura di integrazione di due bicchieri di sciroppo made in domo a base di catrame e zolfo per rinvigorire i polmoni. La cura a sigarette, per essere sicuri dell’efficacia, dovrà continuare vita natural durante e anche ad avvenuto decesso.