“Si no cappottas no ses omine”: è festa per un giovane pattadese
PATTADA. Ha dell’incredibile il fattaccio che sabato notte ha visto protagonista Zirominu Zirone, giovane pattadese di 28 anni: l’antico detto “si no cappottas no ses omine”(attestato già all’epoca di Eleonora d’Arborea) pare che stavolta sia stato preso sul serio.
Come accade di consueto (in seguito alla prima imbreaghera presa all’età di 9 anni e 3 mesi), Zirominu si era recato a Buddusò per trascorrere una serata con amici di vecchia data, inconsapevole però del fatto che quella decisione gli avrebbe cambiato la vita per sempre! Arrivato in paese, il giovane sarebbe entrato in un bar con gli amici appena raggiunti, ovviamente per “bere solo un cosa” e poi fare rientro a Pattada. I buoni presupposti sarebbero però stati soppiantati da una serata all’insegna dell’alcool e dell’ignoranza collettiva.
<<La serata -racconta Zirominu- procedeva come al solito e abbiamo quindi modificato i piani dal “beviamo solo una cosa” al “nos faghimus in bulvera”>>.
Le tante birre della serata venivano spesso accompagnate da pessime battute a sfondo sessuale rivolte alla giovane barista da parte dell’élite più colta e studiata della combriccola. Senza che nessuno si fosse preoccupato di guardare l’orologio, si erano già fatte le 4 di notte e, le condizioni dei presenti (Zirominu compreso) non erano delle migliori. Racconta il giovane: <<Fimus a fumu, chie buttende e chie a cantu a buttare>>.
A questo punto il ragazzo, resosi conto del degrado della situazione, avrebbe pronunciato delle parole che a Buddusò son bandite dall’editto delle chiudende del 1820: “Est ora ‘e recuire”. Dopo una risata generale al povero Zirominu sarebbero state sequestrate le chiavi della sua panda 750, , con la promessa che gli sarebbero state restituite solo dopo la staffa (che per il poveretto era peggio di aggiungere acqua in mare quando già piove). A questo punto il giovine sarebbe riuscito finalmente ad arrivare alla sua macchina (andende muru muru) e mettersi in viaggio verso Pattada. Una volta salito nella vettura gli amici lo avrebbero salutato con i soliti auguri e le frasi di rito da fine serata: “A sa prossima nos faghimus peus de gai, bonu viaggiu, si moris in viaggiu faghe un isquillu”.
Imboccata la strada che lo doveva riportare finalmente a casa, Zirominu, si sarebbe ben presto accorto di non essere in grado di viaggiare ad una velocità superiore ai 25 km/h per via dell’alcol tracannato, e avrebbe quindi deciso, giustamente, di spingere sul gas al massimo per arrivare prima a casa e ridurre il tempo di guida in quello stato di alterazione psico-fisica. Tirato il pandino alle soglie dei 140 km/h in discesa, dopo un presunto decollo del mezzo, il giovane avrebbe perso il controllo della vettura uscendo fuori strada e cappottando più volte ma uscendone miracolosamente illeso!
Mentre attendeva i soccorsi (chiamati da alcuni bracconieri che avevano assistito al fatto) il giovane era fortemente preoccupato dell’imminente reazione dei genitori, facendosi passare per il cervello qualsiasi scusa possibile per giustificare il fattaccio e le pessime condizioni psico-fisiche ma, e ciò che è successo ha dell’incredibile. I genitori del ragazzo, infatti, invece di rimproverarlo si sarebbero complimentati con lui: <<Bravu fizu me’! già fit ora de capottare, fimus incominzende a pensare chi fisti frosciu!>>