Vietato dire “de importu mannu”: premio di poesia sarda si trasforma in riunione afasici

NUORO. Nel tentativo di elevare il livello della critica letteraria, sempre più in mano a espertos de aminculu (esperti di ami nel deretano ndr) il rinomato concorso di poesia “Versos de Sardigna” ha deciso di vietare l’uso delle espressioni “de importu mannu“, “omine de gabbale” e “mescamente” nei giudizi e nei discorsi della giuria insediatasi nel premio. Giuria che avrebbe per quest’anno aggiunto tra gli esperti Antoni Zoseppe Gialisco e Zitzu Maria Istroccu: il primo espertissimo de cale si siat cosa senza diritto di replica, mancari falet Gesù Cristu a lu curreggere (anche scendesse Gesù Cristo a correggerlo); mentre il secondo espertissimo di “si scrive così”, “si pronuncia cosà”, ma nella realtà dei fatti faeddende in saldu paret Robocop (parlando in sardo sembrerebbe Robocop ndr). Il secondo in particolare non negherebbe di aver iniziato a parlare in sardo solamente da qualche anno, per di più senza connotarlo in nessuna varietà specifica.

Per rendere più alternativa la cerimonia, alcuni dirigenti organizzatori, per mettere in difficoltà la giuria di esperti, avrebbero dunque deciso di proibire l’utilizzo di alcune delle espressioni sopracitate. Tale scelta avrebbe però avuto effetti imprevisti durante la cerimonia di premiazione.​

Privati delle loro frasi standard, i giurati si sarebbero trovati in difficoltà nel formulare commenti sui componimenti, nonché nel presentare la serata stessa. Testimoni riferiscono di lunghi silenzi e sguardi smarriti tra i membri della giuria. La serata dunque, salvo alcuni tentativi arditi, si sarebbe svolta nel silenzio più totale.

Il presidente della giuria avrebbe tentato di rompere l’impasse, ma non sarebbe nei fatti riuscito ad andare avanti senza l’utilizzo delle espressioni vietate, trasformando così la serata in una sorta di ritrovo per afasici. Di fronte a questa crisi comunicativa, gli organizzatori avrebbero considerato di reintrodurre le espressioni proibite o di fornire ai giurati strumenti per ampliare il loro lessico critico.

Alla fine, per salvare la serata, si sarebbe deciso di assegnare i premi tramite una lotteria estemporanea: ogni poeta ha così pescato, a tipu Harry Potter, un bigliettino da un cappello, scoprendo così il proprio piazzamento nel concorso. Il vincitore, incredulo, ha esclamato: “Non so se ho vinto per merito o per fortuna, ma almeno stavolta non mi hanno detto che la mia poesia è ‘de importu mannu‘!”

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